Mi
piacciono gli obiettivi con la focale lunga: zoom
spinti, teleobiettivi da 400 0 500 mm. Un amico mi parla
di un MTO, un catadiottrico russo da 500 mm. Un
obiettivo a specchi. Vecchio. Lui lo usava per la
fotografia astronomica. Ma ora è ben riposto, e da
tempo, nel suo armadietto. Voglio vederlo. Lo prende:
pesantissimo. Impossibile o quasi usarlo a mano libera.
Non importa. Lo prendo in prestito. Voglio scoprire che
succede.
Il giorno dopo esco, porto con me il treppiede... Una
giornata luminosa nell'aprile dello scorso 2008. Tardo
pomeriggio. Il sole discende rapidamente. Il mare è
agitato, alto, lungo. Rilascia goccioline di acqua
continuamente. Il vento le trasporta ovunque. Arrivo
all'estremità del lungomare, punto l'obiettivo contro il
sole. Un forte controluce quasi mi acceca. L'oculare mi
mostra delle macchie dentro il vecchio MTO. Scrollo le
spalle. Metto a fuoco. Con difficoltà. Scruto... La
focale, per me insolitamente lunga, ha un forte effetto
schiacciamento. Lontano due ragazzi camminano
prendendosi per mano. Assai più vicino pescatori
parlottano tra loro nel vento e si affaccendano sulle
canne. Dentro l'oculare appaiono vicinissimi. Lo
schiacciamento fonde anche le goccioline sfuggite alle
onde. Il sole le illumina. Una tonalità gialla, sfumata,
avvolge la scena. Sembra nebbia: è solo un milione o un
miliardo di micro gocciolina d'acqua marina attraversate
dal sole! La foto mi sembra buona. Scatto. Con cautela:
ho paura del mosso. Il tempo di esposizione però sembra
essere buono. Non dovrei sbagliare. Ma quelle macchie...
Torno a casa. Scarico le foto. Le macchie sono lì. Devo
toglierle. Pochi minuti ed è tutto a posto.
Guardo la foto: strana, irreale, gialla.
E quei due ragazzi sembrano felici. E anche i due
pescatori.
E anche io che ho scattato la foto.
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