Nei
primissimi giorni di aprile del 2006 passeggio
sul pontile del porto di Terracina. Sono le 18, più o
meno, e il sole, ancora alto sull'orizzonte, non
riesce a scaldare più di tanto l'aria. Giunto
all'altezza del piccolo faro posto all'estremità del
pontile, mi incammino con calma (come sempre, quando
fotografo), verso i contrafforti di pietra alla mia
destra, per imbattermi in una strana bicicletta...
E' lì, con la ruota anteriore conficcata in una larga
fessura tra quelle pietre. La guardo, ci giro intorno,
scatto... ma manca qualcosa... aspetto...
Mi ritorna in mente Henri Cartier Bresson e il suo
momento decisivo. Devo aspettare... Ma chi?
Qualcuno, un pescatore, un passante, il proprietario
della bicicletta, qualcuno insomma. Aspetto...
Dopo qualche minuto, arriva il signore col cappello...
aspetto... guarda la bicicletta, la supera... aspetto...
Imposto un tempo lento... finalmente scatto: ecco la
foto.
Cinque mesi dopo, a settembre, ripasso sul
pontile. Giungo al piccolo faro, mi incammino verso
destra: incredibile, ritrovo la stessa bicicletta nello
stesso posto. Fa caldo... è più tardi di quasi due ore,
la luce è diversa? Non ricordo... Scatto? Ma l'ho già
fatta... Che ti costa... Ok, proviamo...
E Cartier Bresson? Aspetto, ma con poca convinzione...
Che c'entra poi Cartier Bresson con questa cosa?
Aspetta... Ecco sì, quella ragazza, si sta
avvicinando... No, no, piega verso sinistra... esce
dalla visuale... Pazienza... e me ne vado.... Aspetta,
ecco, la ragazza perde l'equilibrio... si agita per
recuperarlo... Ma quello è un braccio.... Cartier
Bresson... Scatta....! Scatto!
Soddisfatto? No di certo...
A casa, controllo, confronto: due fotografie simili,
scattate non a due ore, ma a cinque mesi di distanza...
Bresson avrebbe sorriso di entrambe! |